Sono il primo a non sopportare l’integralismo ambientalista, però trovo veramente miserabile il comportamento di chi non sa apprezzare le cose belle: non posso che provare pena per chi non rimane stupefatto di fronte ad un paesaggio dolomitico, ad un bosco o ad un fiore.
Provo rabbia se poi, per superficialità ed egoismo, impedisce a me di goderne: e così non tollero chi insozza, chi pensa di dover lasciare sempre una traccia del proprio passaggio, chi distrugge fiori o funghi, giusto per dare un esempio di una lista che sarebbe lunga.
Da quello che mi è stato riferito, qualche giorno fa qualche ignorante ha investito parte del proprio tempo e del proprio, diciamo così, intelletto per far scappare l’allegra famiglia di gufetti che stazionava vicino alle case: con grande strategia è uscito di notte – in pigiama o in mimetica?- e con potenti lampade ha disturbato il nido. La ragione? Il canto notturno era fastidioso. Più degli aerei in atterraggio a Linate o del rombo della propria auto, evidentemente.
Spero che anche i piccoli non abbiano risentito negativamente della cosa e che abbiamo superato il trasloco forzato.
Sta di fatto che a me, a mia figlia, a tutti quelli che godevano della bellezza e simpatia di questi animaletti, a tutti coloro che passeggiando si fermavano per ammirarli, è stato tolto qualcosa. E qualcosa di molto raro e prezioso dato che in trenta anni non si era mai vista una cosa simile.
La parola azzeccata usata da qualcuno, con un po’ più di carisma di me, è “porcos”, chiedendo scusa ai suini per il paragone.