Come foglie al vento

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Il volo libero è filosofia teorica e applicata, chi ha letto Il gabbiano Jonathan Livingston, sa di cosa parlo. Una tra le cose piú intriganti che si imparano, o forse che sono prerequisito a chi si avvicina a questa disciplina, è la capacità di accettare. É importante capire che accettare non ė arrendersi: é semplicemente rendersi conto in modo completo dello stato delle cose, trovando una personale interpretazione alle situazioni.

Chi vola sa che, quando si é decollati, si é completamente in gioco: non ci si può fermare quando si vuole, parcheggiare il mezzo a lato é una “non possibilità”. Si può solo atterrare. Decollando ci consegna a forze impalpabili e potenti al tempo stesso, si diventa foglie al vento. Foglie si ma con una propria volontà e proprio l’equilibrio tra questa volontà e le forze esterne rende possibile arrivare a terra incolumi.

Chi vola sa che non sempre si può volare, sa che è frequente fare un’ora o due di guida in automobile – premessi dal lavoro, centinaia di chilometri, benzina, caselli, curve e tornanti – per scoprire che una cappa di nebbia o un vento, improvvisamente sbilenco, rende impossibile il decollo. Non è che si sia sprovveduti: si studia il meteo, ci si organizza in auto, si guardano le webcam, si telefona ai navettari… ma poi si arriva e, niente da fare, si torna a casa. Magari si aspetta per un’oretta il miracolo, intanto si chiacchera o si beve una birra, poi ce ne si fa una ragione: “si vede che non era la giornata giusta”. Non è che non si sia delusi, ma nulla a che vedere con scene di isteria ai semafori se, allo scattare del verde, si aspettano più di 80 centesimi di secondo.

Accettare di non essere il centro dell’universo, accettare l’inevitabilità delle cose e scoprire sè stessi e gli altri: se questo non è Zen, che cos’è?

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